martedì 19 maggio 2009

Unità: Superiori, la riforma sarà un elenco di tagli


Quaranta esperti non riescono a scrivere il testo. L’unico criterio è quello di Tremonti. Hanno tempo fino alla fine del
mese, in autunno il confronto

Unità: Superiori, la riforma sarà un elenco di tagli
18-05-2009

FABIO LUPPINO

Quaranta professionisti dell’istruzione da settimane si riuniscono quasi quotidianamente per tirare
fuori qualcosa che si possa chiamare «Grande riforma» della scuola. Chi li ha visti al lavoro li ha
trovati angosciati e avviliti. Sarà come dice il ministro il primo fatto epocale dopo quella Gentile, ma
- come è pacifico - ognuno può dare alle cose il nome che vuole: il nomen, però non fa la res.
Il problema della dotta commissione sta proprio nella filosofia. Un curriculum di tutto rispetto non si
può immiserire nella semplice operazione di, toglimi un po’ di matematica, aumenta le scienze,
meno latino più inglese. Roba da chirurgia estetica, anche se la Gelmini rivendica un po’ questo
criterio. «Pur mantenendo l’impostazione tradizionale - spiega sul Messaggero di ieri - anche nei
licei verrà potenziato l’insegnamento della matematica». Il presupposto teorico è res nullius. E per
professoroni di didattica e pedagogia, in alcuni casi, è un po’ poco.
I quaranta sono incartati. Sanno che devono completare qualcosa che possa essere chiamata
«Riforma della scuola superiore» entro la fine del mese, ma non ne vengono a capo. L’unico
presupposto-bibbia resta la Finanziaria di un anno fa di Giulio Tremonti: ridurre le ore, ridurre i
professori, ridurre il personale Ata. E di qui accorpare: classi, bambini, portatori di handicap,
materie. La più parte delle cose di cui parla il ministro è già uscito ampiamente in bozze, qualche
mese fa, ma viale Trastevere ha sempre smentito. Emergeva un ridimensionamento del tutto
immotivato del liceo classico, una finta attenzione per gli istituti tecnici - in cui vengono ridotte le
ore di laboratorio per cui non è chiaro quale sia il vantaggio - e il liceo musicale-coreutico («legato
al canto e alla danza», come ha spiegato il ministro al Messaggero) e quello delle scienze umane.
Signori, la riforma delle superiori. «Potenzieremo l’inglese - ha rassicurato la Gelmini -. Alla scuola
media le famiglie potranno decidere se avvalersi delle ore dedicate alla seconda lingua per
permettere ai loro figlioli di seguire soltanto corsi di Inglese. E al liceo classico ci sarà
l’obbligatorietà della lingua inglese per tutti e cinque gli anni di corso». Va ricordato al ministro che
sulla progressiva abolizione della seconda lingua alle medie c’è una sentenza del Tar a spiegare
che non si può fare. In più, andrebbe contro la direttiva comunitaria che impone lo studio della
seconda lingua: le ambasciate e i centri culturali di Francia, Germania e Spagna presenti in Italia
da mesi mugugnano davanti a questa prospettiva. Inoltre c’è una domanda semplice semplice da
girare al ministro: perché è meglio lo studio di una lingua piuttosto che due? Lo stato primitivo delle
conoscenze nostrane lo scontiamo ogni volta che ci rechiamo all’estero, dove ragazzi di sedici anni
parlano correntemente tre lingue straniere.
È questo, di grazia, uno svantaggio? Oppure si vuole tagliare per favorire la privatizzazione
dell’istruzione a cominciare dalle lingue straniere?

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