Care/i colleghe/i precari del Veneto,
Il 2009 si presenta come assolutamente cruciale per i destini della scuola e, dal punto di vista occupazionale, per i lavoratori docenti e ata a tempo determinato.
Sono state spostate di un mese le pre-iscrizioni alle prime classi, di conseguenze sono state spostate di un mese pure le scadenze per le domande di pensionamento.
Si tratta di due cose fondamentali per stabilire gli organici di diritto e per capire gli spazi che ci saranno per le nomine dei precari.
Spostando di un mese le pre-iscrizioni molto probabilmente slitteranno pure i termini per le domande di trasferimento (di solito i primi di febbraio) per il personale di ruolo e per la definizione degli organici di diritto (di solito il 31 marzo).
Molto probabilmente slitteranno anche i termini per l’aggiornamento delle Graduatorie ad Esaurimento. Di solito erano nel mese di maggio, ma c’erano notizie realistiche su un possibile anticipo nel mese di gennaio 2009. Ora, dopo lo slittamento delle altre due scadenze, molto probabilmente slitterà anche questa.
Sulle GaE rimane l’incertezza se l’Amministrazione estenderà erga omnes gli effetti della sentenza del TAR del Lazio che prevede la possibilità di spostare i 24 punti dell’abilitazione SSIS in altra classe di concorso e la possibilità di spostarsi di provincia senza penalizzazione di finire in coda.
Se sono furbi gli estendono, puntando a scatenare la guerra tra poveri tra i precari, in particolare tra quelli del Nord contro quelli del Sud.
Ci sono voci di domande di pensionamento record (50.000, quasi come i 55.000 del 2007, ma alcuni parlano addirittura di 80.000).
Del resto la manovra Tremonti-Gelmini con i cambiamenti su ordinamenti scuola primaria, formazione classi e cattedre, le urla di Brunetta sulle donne in pensione a 65 anni, possono effettivamente convincere il personale con i requisiti per la pensione di anzianità ad andarsene di corsa.
Un numero consistente di pensionamenti ovviamente può dare speranza ai precari, non nel senso di una immissione in ruolo, ma della possibilità di continuare a fare i precari della scuola.
Molto probabilmente le assunzioni saranno bloccate, perlomeno per un triennio, lo stesso del piano Tremonti – Gelmini, quindi fino al 1 settembre 2012. Del resto le riduzioni di organico previste sono consistenti per tutte le classi di concorso, e se ci saranno posti di organico di diritto vacanti per qualche classe di concorso particolare, naturalmente assumere un precario costa meno.
Molto probabilmente quindi dal 1 settembre 2012 potrebbe già essere in vigore la Legge Aprea con l’assunzione diretta da parte dei presidi, che però dovrebbe valere per la metà dei posti disponibili, mentre per l’altra metà dovrebbero attingere dalle Graduatorie ad Esaurimento.
Da segnalare che se i pensionamenti saranno numerosi, forse il risparmio supererà quello contabilizzato nella legge 133/’08. Infatti un lavoratore va in pensione con il massimo tabellare di fine carriera, mentre un lavoratore a tempo determinato ha sempre lo stipendio a livello zero e, nel computo di Tremonti, lo stipendio considerato è sempre quello medio.
I tagli maggiori riguarderanno naturalmente le maestre e i maestri della scuola primaria, in quanto scompaiono, secondo il Regolamento del 18 dicembre, le compresenze e i moduli in tutte le cinque classi e non solo per le prime.
Ulteriormente penalizzati saranno i docenti delle medie inferiori di Tecnologia (un’ora in meno settimanale di lezione con un taglio di un terzo dell’organico) , di Lettere (un’ora in meno), di seconda lingua straniera (solo due ore di lezione settimanali, con la possibilità per i genitori di scegliere 5 ore di inglese a scapito della seconda lingua).
Lo spostamento di un anno per la definizione dei Regolamenti sui nuovi ordinamenti delle superiori, se da una parte fa tirare un sospiro di sollievo, dall’altra si rivela effimero: il taglio previsto infatti per il 2009-10 per la revisione dei curricoli istitutivi di secondo grado era di “solo” 3.300 unità di docenti; nulla rispetto - ad esempio - le 7.000 riduzioni previste per la sola saturazione delle cattedre a 18 ore per tutto il personale, o le 6.000 per l’innalzamento del rapporto alunni classi.
3.300 tagli alle superiori rinviati, ma che con la clausola di salvaguardia Tremonti vorrà tagliare da un’altra parte.
Cosa fare dopo una fine estate ed un autunno di iniziative e di lotta che per la prima volta ha coinvolto tutto il mondo dell’istruzione e della formazione, dalla scuola dell’infanzia all’università , coinvolgendo operatori, docenti, non docenti, genitori, studenti, bambini, ragazzi, giovani ed adulti?
Un poderoso movimento di lotta, che finora però non ha fatto recedere sostanzialmente il governo, è in stand-by in attesa della ripresa a gennaio.
Cosa devono fare i precari, il settore più debole e diviso dell’intero corpo sociale che ha risposto alla Gelmini, che hanno stentato a trovare visibilità e forme di lotta efficaci.
Innanzitutto è da dire che i due Regolamenti approvati dal Consiglio dei Ministri del 18 dicembre, quello sulla scuola dell’infanzia e sul primo ciclo di istruzione e quello sulla rete scolastica e sull’utilizzo delle risorse umane, non sono ancora norma di legge, devono passare alla Conferenza Unificata Stato-Regioni e al Consiglio di Stato per il parere ed essere pubblicati sulla G.U..
Quindi ci vorranno alcune settimane per essere in vigore.
Poi comunque lasciano spazi per contrapporsi scuola per scuola alla loro attuazione.
Certo che, a monte di tutto, c’è l’art. 64 della legge 133 con i tagli previsti e contabilizzati, con tanto di clausola di salvaguardia, quindi lo scontro non può dirsi concluso fintantoché tale articolo non sarà abrogato.
E non è detto che il movimento non riprenda con vigore la protesta costringendo il governo a recedere. I segnali della mezza marcia indietro con la possibilità di scelta alla primaria di altri moduli orari, oltre al maestro unico sulle 24 ore, il rinvio all’anno prossimo per le superiori, ci indicano che ci sono ancora dei margini.
Lo scontro sarà lungo e difficile e dovrà durare tutto l’anno scolastico.
Intanto a gennaio/febbraio lo scontro dovrà articolarsi scuola, per attendere altre settimane di mobilitazioni massificate più in avanti.
I precari dovranno partecipare con gli altri colleghi alle iniziative scuola per scuola.
Già in molte situazioni si sono creati gruppi di lavoro, anche assieme con i genitori per gestire la campagna sulle pre-iscrizioni.
Alle primarie l’indicazione è di proporre ai genitori l’iscrizione con la scelta del tempo pieno, con il massimo di tempo scuola: una sorta di referendum sul modello scolastico. Certo che nel Regolamento è scritto a chiare lettere che il tempo scuola sarà concesso nei limiti dell’organico assegnato, ma è ancora una battaglia tutta aperta. E i precari vi devono partecipare scuola per scuola, palesando anche – magari con la coccarda “precario sfruttato” – la propria condizione di futuro disoccupato in tutti gli incontri con i genitori.
Poi c’è tutta la questione della formazione delle classi.
Dopo le pre-iscrizioni i Dirigenti Scolastici mandano i dati agli USP per la proposta di formazione delle classi. Il Regolamento prevede aumenti generalizzati del numero di alunni per classe. Non ci sono margini di trattativa naturalmente tra RSU e DS, comunque la RSU ha diritto ad essere informata dal Dirigente, quindi la parola d’ordine è vigilare sui dati che il dirigente trasmetterà, anche per evitare DS più realisti del Re che si auto-aumentano gli alunni per classe per fare bella figura con l’USR.
In presenza di alunni diversamente abili, di norma, le classi iniziali delle scuole di ogni ordine grado dovranno essere costituite da non più di 20 alunni: bisogna vigilare che questo di “norma” sia effettivo.
I parametri per la formazione delle classi previsti nel Regolamento contrastano con le norme previste dal D.M. 18 dicembre 1975 (Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica) e dal D.M. 26 agosto 1992 (Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica). Comunque a breve trasmetterò un mini vademecum tecnico che i Cobas stanno preparando sulla questione.
Sinteticamente ogni alunno delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado dovrebbe avere 1,80 metriquadri netti di aula, mentre ogni allievo delle secondaria di secondo grado 1,96 metriquadri netti. Per la normativa antincendi poi ogni classe non dovrebbe avere più di 26 persone (compreso l’insegnante) per evitare i rischi da superaffollamento in caso di evacuazione.
Anche qui, scuola per scuola, si dovrebbe controllare, puntando sulla contraddizione che il D.S. è responsabile dei tagli (comma 5 dell’art. 64 della legge 133), ma è anche responsabile della sicurezza come datore di lavoro, ai sensi della 626 (ora D.legislativo 81 del 2008).
E’ evidente che se per la classi iniziali delle superiori (prime e terze) è previsto un numero minimo di 27 alunni, e se per quelle intermedie non si arriva al numero medio di 22 si passa alla scorporo e alla nuova formazione delle classi intermedie con un numero minimo di 27, si andrà di sicuro fuori norma rispetto alla sicurezza antincendio e agli spazi vitali per l’agibilità.
Su questo si tratterà di coinvolgere gli studenti, i genitori, gli enti locali sulla questione più generale del benessere a scuola.
Anche sulla questione della formazione delle cattedre bisognerà intervenire scuola per scuola.
Il Regolamento prevede la riconduzione alle 18 ore, senza più deroghe per tutte le cattedre.
Bisognerà intervenire almeno per la riduzione del danno. Almeno che le cattedre siano costituite da “solo” 18 ore, lanciando già da subito la campagna contro lo straordinario a 24 ore. Non solo in certe scuole è anche pratica costituire cattedre di 19, 20, 21 ore, in pratica approssimando per eccesso la riconduzione alle 18 ore. Si tratterà di vigilare anche qui: senza il consenso dell’interessato nessuno può fare più delle 18 ore.
Certo che i precari, oltre ad essere presenti e visibili in tutte le iniziative scuola per scuola, dovranno trovare momenti di mobilitazione e visibilità generale.
La Rete organizzata dei precari del Veneto è un momento importante di comunicazione ed informazione dei precari, al di là delle iscrizioni (o meno) sindacali; è nata sul principio dell’auto-organizzaz ione ed indipendenza, ma deve diventare un momento concreto fisicamente presente dappertutto; per molte province la rete è solo la presenza di alcuni nella mailing-list.
All’assemblea regionale di domenica 11 dicembre a Padova (a proposito i padovani hanno prenotato la sala?) si tratterà di programmare alcune iniziative importanti.
Innanzitutto di informazione ed aggregazione.
Penso allo spettacolo di Teatro dell’Oppresso che Maria Laura ha fatto con altri: dovremmo proporlo nelle città e nei paesi.
Poi dovremo gestire alla meglio il bellissimo video-documentario che ha fatto Manuel con la Multimedia Records (Cronache di Pubblica Distruzione) .
Dura 40 minuti, potremmo già programmarlo per iniziare l’assemblea del 11 gennaio (invitiamo pure i giornalisti) . Potremo già fare un calendario di proiezioni nelle città ed anche scuola per scuola, come pure provare a proporlo a qualche televisione locale.
Poi si sta discutendo, anche con qualche collega neo-assunto, di costituire un gruppo parallelo alla Rete precari per portare avanti il ricorso per il riconoscimento della parità di trattamento tra personale di ruolo e non in merito agli scatti di anzianità. La sentenza dell’anno scorso della Corte di Giustizia europea sul diritto agli scatti di anzianità anche per i precari, ci dà la possibilità di intraprendere anche questa via. Non si tratta di abbracciare solo la via giudiziaria al riconoscimento dei diritti, ma perseguire anche questa via per mettere in evidenza la vera causa della precarietà, cioè il fatto che conviene sfruttare un precario perché è pagato di meno.
Questa campagna di ricorsi ci darebbe visibilità e forza.
Anche di questo si potrebbe parlare all’assemblea del 11 gennaio.
Ciao e auguri a tutti
Stefano Micheletti