sabato 26 settembre 2009

Ocse, il rapporto-shock Prof sottopagati e lasciati soli

Ocse, il rapporto-shock
Prof sottopagati e lasciati soli
MARIO REGGIO

Pagati poco. Senza un sistema di valutazione moderno. Abbandonati a se stessi. Sono gli insegnanti della scuola italiana. E’ l’impietoso quadro tracciato dal rapporto dell’Ocse. Eccessivo il numero delle ore d’insegnamento. Troppi i docenti rispetto agli studenti: uno ogni 11 rispetto ad una media di 1 a 16. L’Italia, e’ vero, investe meno degli altri Paesi nell’istruzione e nell’universita’. Ma i risultati dei livelli di apprendimento relegano l’Italia nelle parti basse della graduatoria internazionale.
Soddisfatto il ministro Gelmini: “I risultati della ricerca Ocse evidenziano una serie di criticita’ del sistema scolastico italiano che ho piu’ volte segnalato. In primo luogo serve la valutazione dei docenti legata alla progressione di carriera. Poi l’Ocse conferma che non sempre la qualita’ della scuola e’ legata alla quantita’ delle ore di lezione e alle risorse investite. E’ indispensabile accelerare le riforme”.
E riforma per il governo vuol dire tagli di personale: si parte da 42 mila insegnanti e 15 mila non docenti per poi proseguire nei prossimi due anni. Obiettivo: risparmiare 8 miliardi di euro. Questo cambiera’ in meglio la scuola italiana? Ne dubitiamo.
Forse la Gelmini non sa leggere i dati dell’Ocse. La comparazione sugli organici tra l’Italia e gli altri Paesi e’ impossibile. Da noi gli 80 mila insegnanti di sostegno sono a carico del ministero della Pubblica Istruzione, mentre in Europa, quando ci sono, dipendono dal ministero del Welfare. Noi abbiamo quasi 20 mila insegnanti di religione cattolica assunti con un contratto a tempo indeterminato, caso unico in Europa, per 100 mila: un ottavo dell’intero corpo docente”.
Si dice che gli studenti italiani passano in classe piu’ di mille ore l’anno rispetto le 900 degli altri Paesi Ocse. Nei Paesi con un sistema moderno d’istruzione, piu’ della meta’ delle ore d’insegnamento si fanno in laboratorio o all’esterno della scuola. Noi abbiamo un’organizzazione del lavoro ottocentesca, fatta di compiti in classe, esercizi, interrogazioni, quindi il confronto e’ improponibile”.
L’Ocse dice che e’ strategico investire in istruzione per battere la crisi e creare nuova occupazione, quindi sarebbe opportuno un radicale cambiamento della politica di governo che intende distruggere la scuola pubblica e mercificare i saperi.

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