l 30 ottobre 670mila lavoratori hanno aderito al più grande sciopero di categoria che il personale della scuola ricordi, dimostrando così la loro netta contrarietà ai provvedimenti del governo. L’11 dicembre, alla presenza delle OO.SS. e di metà governo, veniva stilato un verbale d’intenti sulla scuola di cui si faceva garante l’on.Letta.
Il 12 dicembre sciopero generale della CGIL. Qualche giorno dopo, i primi Regolamenti attuativi del Piano programmatico che applicano al primo ciclo le misure di forti tagli della spesa pubblica, tenacemente voluti dal Ministro Tremonti.
A nulla sono valsi gli scioperi , le manifestazioni di piazza , le petizioni e le mobilitazioni di migliaia di docenti e genitori né le occupazioni di scuole e università.
Il governo ha tirato dritto per la sua strada, infischiandosene anche degli impegni da sé stesso sottoscritti l’11 dicembre.
Unico punto a favore delle OO.SS. è stato il rinvio di un anno dei tagli alla secondaria superiore.
Il resto è sotto gli occhi di tutti.
Con l’approvazione definitiva della manovra correttiva alla finanziaria 2009, restano inalterati i tagli sulla scuola predisposti prima dell’estate con il decreto-legge n.112/08, pari a 7, 8 miliardi di euro !
Temo che dopo quanto accaduto , alla ripresa dell’attività didattica, sconforto e smarrimento rischino d’impossessarsi di quanti nella scuola vivono e lavorano.
Vedersi buttare a mare “il bambino con l’acqua sporca”, potrebbe risultare traumatico per le 250mila maestre.
Nè basteranno formazione e aggiornamento sulle novità della “riforma”, come ha già preannunciato il Ministro Gelmini, a tirar su il morale delle maestre, chiamate a misurarsi con il maestro unico-tuttologo, scippate delle compresenze, novità che non hanno risparmiato nemmeno il tempo pieno, ridotto sempre più ad una scatola vuota, ad un parcheggio custodito.
Sarà sufficiente, a questo punto, innalzare il vessillo dell’autonomia delle scuole per resistere all’imposizione di un modello pedagogico-didattico-organizzativo calato dall’alto?
Penso proprio di no.
Fallito per il momento ogni tentativo “tradizionale” , dagli scioperi ai tavoli concertativi, di ottenere risultati apprezzabili e occupando tutti gli spazi che l’autonomia consente, credo sia inevitabile nell’immediato dare la parola alla magistratura.
Considerati i tempi lunghi che l’ipotesi referendaria comporta, non confidando molto su eventuali rilievi che potrebbe frapporre il Consiglio di Stato, non resta che impugnare i provvedimenti attuativi del Governo dinanzi al TAR, chiedendo magari subito una sospensiva.
Gli argomenti non mancano, visto che alcune contraddizioni furono sollevati già in sede di Commissioni parlamentari.
E magari, rinviando alcune questioni per conflitto d’attribuzione dinanzi alla stessa Corte Costituzionale !
Credo che, in attesa di riorganizzare le forze e le idee , sperando in una ripresa dell’unità d’azione sindacale, il ricorso alla magistratura amministrativa sia ,”sic stantibus rebus”, il primo e più urgente passo da fare.
Sindacati, meglio se congiuntamente, associazioni di genitori, enti locali, regioni devono costituirsi e farsi sentire, ora man mano che i provvedimenti diventano definitivi.
Se con questo governo lo sciopero paga poco , se il dialogo concertativo si è rivelato un bluff, proviamo invece a percorrere anche la strada del T.A.R..
Per adesso, credo sia questa l’unica che può darci nell’immediato qualche risultato utile
Il 12 dicembre sciopero generale della CGIL. Qualche giorno dopo, i primi Regolamenti attuativi del Piano programmatico che applicano al primo ciclo le misure di forti tagli della spesa pubblica, tenacemente voluti dal Ministro Tremonti.
A nulla sono valsi gli scioperi , le manifestazioni di piazza , le petizioni e le mobilitazioni di migliaia di docenti e genitori né le occupazioni di scuole e università.
Il governo ha tirato dritto per la sua strada, infischiandosene anche degli impegni da sé stesso sottoscritti l’11 dicembre.
Unico punto a favore delle OO.SS. è stato il rinvio di un anno dei tagli alla secondaria superiore.
Il resto è sotto gli occhi di tutti.
Con l’approvazione definitiva della manovra correttiva alla finanziaria 2009, restano inalterati i tagli sulla scuola predisposti prima dell’estate con il decreto-legge n.112/08, pari a 7, 8 miliardi di euro !
Temo che dopo quanto accaduto , alla ripresa dell’attività didattica, sconforto e smarrimento rischino d’impossessarsi di quanti nella scuola vivono e lavorano.
Vedersi buttare a mare “il bambino con l’acqua sporca”, potrebbe risultare traumatico per le 250mila maestre.
Nè basteranno formazione e aggiornamento sulle novità della “riforma”, come ha già preannunciato il Ministro Gelmini, a tirar su il morale delle maestre, chiamate a misurarsi con il maestro unico-tuttologo, scippate delle compresenze, novità che non hanno risparmiato nemmeno il tempo pieno, ridotto sempre più ad una scatola vuota, ad un parcheggio custodito.
Sarà sufficiente, a questo punto, innalzare il vessillo dell’autonomia delle scuole per resistere all’imposizione di un modello pedagogico-didattico-organizzativo calato dall’alto?
Penso proprio di no.
Fallito per il momento ogni tentativo “tradizionale” , dagli scioperi ai tavoli concertativi, di ottenere risultati apprezzabili e occupando tutti gli spazi che l’autonomia consente, credo sia inevitabile nell’immediato dare la parola alla magistratura.
Considerati i tempi lunghi che l’ipotesi referendaria comporta, non confidando molto su eventuali rilievi che potrebbe frapporre il Consiglio di Stato, non resta che impugnare i provvedimenti attuativi del Governo dinanzi al TAR, chiedendo magari subito una sospensiva.
Gli argomenti non mancano, visto che alcune contraddizioni furono sollevati già in sede di Commissioni parlamentari.
E magari, rinviando alcune questioni per conflitto d’attribuzione dinanzi alla stessa Corte Costituzionale !
Credo che, in attesa di riorganizzare le forze e le idee , sperando in una ripresa dell’unità d’azione sindacale, il ricorso alla magistratura amministrativa sia ,”sic stantibus rebus”, il primo e più urgente passo da fare.
Sindacati, meglio se congiuntamente, associazioni di genitori, enti locali, regioni devono costituirsi e farsi sentire, ora man mano che i provvedimenti diventano definitivi.
Se con questo governo lo sciopero paga poco , se il dialogo concertativo si è rivelato un bluff, proviamo invece a percorrere anche la strada del T.A.R..
Per adesso, credo sia questa l’unica che può darci nell’immediato qualche risultato utile
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