Grande successo dello sciopero generale indetto da Cobas, Cub e Sdl, e della manifestazione nazionale a Roma.
Nonostante con il galoppare della crisi sia sempre più difficile per i lavoratori/trici rinunciare ad un giorno di retribuzione, circa due milioni di salariati hanno scioperato in tutta Italia. Le medie più alte nella scuola (circa il 40% secondo i dati affluiti dalle 30 città più grandi) e nei trasporti urbani, ma buona anche la partecipazione in tante fabbriche, nel pubblico impiego, sanità, commercio, trasporto ferroviario, aereo e marittimo, telecomunicazioni e aziende pubbliche.
Massiccia la presenza di precari, in particolare della scuola. Altamente partecipata la manifestazione nazionale di Roma con 150 mila lavoratori/trici di tutte le categorie, con in primo piano il "popolo della scuola" che ha sfilato dietro lo striscione "No alla distruzione della scuola pubblica", accompagnato da un netto "Gelmini vattene".
Sciopero e manifestazione hanno inteso dare una forte risposta alla valanga di licenziamenti, ai massicci tagli alla scuola pubblica, alla chiusura di tante aziende, all'intera politica economica del governo, a cui non si contrappone alcuna reale opposizione in Parlamento e nel paese da parte di un centrosinistra succube del berlusconismo. Il sindacalismo conflittuale vuole che lo slogan popolarissimo "Noi la crisi non la paghiamo", diventi finalmente realtà: perchè finora la crisi non l'hanno pagata nè banche, nè gruppi finanziari, nè grandi industriali, nè le mafie palesi e occulte che infestano l'Italia, nè quella vasta pletora di "politici-politicanti" che, in modo bipartisan nonostante le baruffe di facciata, occupa gli apparati di potere e economici del paese, strornando ingenti risorse a favore dei soliti noti. L'hanno pagata invece le decine di migliaia di precari espulsi da tutti i settori, scuola in primo luogo, gli operai licenziati in massa, i migranti sempre più oppressi e vilipesi, i salariati e i pensionati con introiti da fame. Dallo sciopero e dal corteo viene una forte richiesta per il blocco dei licenziamenti e degli sfratti, per la cancellazione dei tagli nella scuola, per l'assunzione stabile dei precari, per aumenti di salari e pensioni, per un reddito minimo garantito per chi non lavora, per la cassa integrazione almeno all'80% del salario, l'abrogazione della Bossi-Fini e del pacchetto "sicurezza" e il ritiro della "riforma Brunetta": E nel contempo, una forte domanda di democrazia nei luoghi di lavoro, affinchè finisca il monopolio di Cgil-Cisl-Uil - totalmente silenti di fronte ad una crisi che colpisce i deboli e gli indifesi - sui diritti e sulle libertà sindacali, da restituire al più presto ai Cobas, ai sindacati di base e a tutti i lavoratori/trici.
Nel pomeriggio poi si sono svolte due manifestazioni davanti al Ministero dell'Economia, con la richiesta di reddito e lavoro garantito a tutti, e davanti al Ministero dell'Istruzione. Circa un migliaio di docenti ed Ata, precari e "stabili", hanno manifestato davanti al MIUR per richiedere l'annullamento dei tagli e dell'espulsione dei precari dalla scuola, per dire NO alla legge Aprea e ai contratti di disponibilità, per massicci investimenti nella scuola pubblica e l'assunzione dei precari su tutti i posti vacanti e significativi aumenti salariali per docenti ed ATA. Sempre sulle scale del ministero, si è svolto l'Assemblea nazionale dei precari per decidere i prossimi appuntamenti di lotta.
Piero Bernocchi portavoce nazionale dei COBAS
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